Corinna Albolino e Paolo Ricci con due attente recensioni su Verona In mi riportano tra l’altro al dovere, in vista della fine dell’estate, di riprendere il lavoro per far conoscere il messaggio che con “Stazionario sarà lei” ho cercato di lanciare.
Sono due interventi che, lontani dai giorni della presentazione, svolgono riflessioni più meditate e pertanto molto utili al mio lavoro di informazione e diffusione.
Corinna mette bene in evidenza il percorso umano, le paure e le speranze, i miglioramenti e le pause, la solidarietà, e quel filo di ironia che non ho mai tralasciato e che per lei (e naturalmente anche per me) “è insomma uno strumento di sopravvivenza; ridicolizzando un po’ il nostro ego ipertrofico, ci ricorda che da soli non si va da nessuna parte, che in questa società, sempre più vecchia e precaria, ciascuno di noi, più longevo, ma più fragile, a prescindere da eventi traumatici, ha lì pronta una sedia a rotelle che lo aspetta e deve pertanto preoccuparsi che qualcuno amorevolmente la spinga“.
Paolo, da medico epidemiologo che si è imbattuto nel tentativo di descrivere e studiare il fenomeno delle disabilità, sottolinea la mancanza di collegamento tra i professionisti, le strutture, le istituzioni – magari eccellenti ma male integrati tra loro – che una persona incontra lungo il suo percorso di disabilità. L’auspicato registro delle disabilità contribuirebbe alla conoscenza della storia clinica e sociale della persona colpita, così da ottimizzare gli interventi nei suoi riguardi, ma agiscono negativamente un concetto di ospedalizzazione permanente, la burocrazia esasperata, una malintesa tutela della privacy che impedisce lo scambio dei dati necessari a comporre il corretto e completo profilo del disabile.